L’Antiziganismo – Stereotipi e dati

Gli stereotipi

Gli stereotipi sui romanì riguardano molti ambiti della società, e come sopra scritto perdurano dal Medioevo.

Per quanto riguarda la religione, sono accusati di aver stretto un patto con il diavolo, concedendo loro capacità magiche, per questo avvezzi alla lettura dei tarocchi e alla predizione del futuro. 
Dal punto di vista sociale, vengono visti come nomadi, ladri e delinquenti per cultura e natura, sfaticati, sfruttatori e rapitori i bambini, persone dalla scarsa igiene personale, invasori o immigrati irregolari.
Sul lato economico, si dice che ricevano agevolazioni e privilegi, da parte dello Stato, che non paghino le tasse o che “pesino sulle tasche” dei contribuenti.

I dati

Vale la pena sottolineare che sulla base l’Ignorance Index di IPSOS MORI “l’Italia risulta il Paese con il più alto tasso del mondo di ignoranza sull’immigrazione: la maggioranza degli italiani pensa che gli immigrati residenti sul suolo italiano siano il 30% della popolazione, anziché l’8%, e che i musulmani siano il 20%, quando sono il 4%.”.
Quindi con i dati statistici alla mano, è possibile dimostrare che tutto questo non è vero, eppure gli stereotipi persistono. La commissione Jo Cox, ha rivelato che il 68,4%, sei soggetti auditi, percepisce i rom come i più stranieri ed estranei, tra tutti gli immigrati e persone di altro credo religioso.

Lo studio “Italiani, Rom e Sinti a confronto. Una ricerca quali-quantitativa” presentato dall’ISPO, Istituto per gli Studi sulla Pubblica opinione, alla Conferenza europea sulla popolazione rom, tenutasi a Roma il 22-23 gennaio 2008, riporta dei dati alquanto allarmanti sulla conoscenza che gli italiani possiedono riguardo ai rom in Italia.
Il 35%, degli italiani intervistati, percepisce una massiccia presenza di romanì, più di quanti effettivamente siano presenti.
L’8% è convito che siano presenti 2 milioni di rom, quando la cifra si aggira intorno ai 120 e 180 mila, sottolineando qui, anche il problema della registrazione all’anagrafe dei neonati rom, per paura di successive discriminazioni.
Gli slogan “lotta allo straniero”, “Tornatevene a casa vostra” riflettono l’ignoranza di base e l’errata percezione che i rom non siano italiani, quando circa la metà dei presenti è, a tutti gli effetti, cittadino italiano, infatti lo studio ha rilevato che il 49% degli intervistati pensa che nessuno o quasi lo sia. 
L’84% pensa che i rom siano nomadi, quando il rapporto mostra che solo il 3% persegue uno stile di vita itinerante, come ad esempio chi svolge l’attività di giostraio. 
L’83% crede che i rom risiedano nei campi o isolati dal resto della società per loro libera scelta, quando invece solo circa 40.000 persone vivono effettivamente nei campi e spesso viene loro negata la possibilità di acquistare o affittare immobili.
Il 92% crede che in molti casi i minori vengano sfruttati dai loro genitori, il 92% pensa che i rom vivano di espedienti e furti, l’87% li ritiene chiusi nei confronti dei gagè, i non rom.

Gli stereotipi continuano

Un altro stereotipo, tristemente molto noto, è quello rapimento dei bambini da parte dei rom, non affrontato nello studio ISPO. Infatti è opinione diffusa che “i rom rubano i bambini”, al di là del fatto che il temine rubare non è corretto, poiché i bambini non sono oggetti, ma l’aspetto più importante è che, ad oggi, nessun tribunale italiano ha mai emesso una sentenza di colpevolezza, per tale reato, contro un Romanì. Se altri stereotipi posso essere riguardare alcuni soggetti appartenenti a questa minoranza, qualcuno ruba, qualcun altro è nomade, questo non riguarda alcun membro della comunità.

Altro pregiudizio è la presunta mancanza di igiene dei Romanì, qui non ci sono dati specifici, ma è un’idea associata al fatto che la maggior parte dei non rom li veda come abitanti di roulotte fatiscenti. Si può dire che chiunque viva in uno stato di degrado e povertà, possa non riuscire a mantenere uno stato di pulizia fisica ottimale. Questo non è un fenomeno culturale, è piuttosto dovuto alla carenza di servizi igienico-sanitari e che comunque riguarda solo una piccolissima parte della popolazione Romanì. Questo pregiudizio induce le persone anche allo scansarsi al loro passaggio, atteggiamento deumanizzante.

L’ennesimo pregiudizio riguarda i presunti e continui reati perpetrati dai rom, in primis risulta un dato di fatto che chi viva ai margini della società spesso ricorra a mezzi illegali per ottenere qualche guadagno; in secondo luogo bisogna considerare la possibilità che le istituzioni nutrano pregiudizi nei loro confronti e unita alla stigma a loro imposta, li renda più soggetti a controlli da parte delle forze dell’ordine e più soggetti a condanne da parte dei giudici. Quindi l’incidenza di reati risulta alta, di conseguenza alle azioni delle autorità, possiamo vederla come una sorta di etnicizzazione dei reati.

“Non hanno voglia di lavorare”, un altro stigma, ma bisogna tener conto della la scarsa scolarizzazione, la difficoltà di accesso ad unità abitative, l’isolamento dal resto della comunità e politiche sociali con altro rischio di creare assistenzialismo. Questi sono gli ingredienti ideali per creare la difficoltà nel trovare e mantenere un lavoro.

Conclusioni

In buona sostanza gli intervistati hanno pregiudizi non corrispondenti alla realtà come i rapimenti di bambini non rom, il nomadismo, la mancanza di voglia di lavorare e la scarsa igiene, altri riguardanti comportamenti poco diffusi come lo sfruttamento dei bambini e la delinquenza; infine riguardanti alcuni comportamenti più o meno diffusi, come il non mandare i figli a scuola, i piccoli furti e l’elemosina.

La maggior parte dei pregiudizi e stereotipi non hanno alcun fondamento nella realtà sociale, eppure vengono rafforzati dai media, da determinati partiti politici e dai relativi esponenti.

Le parole dei media e persone influenti, nella vita politica e sociale, consolidano in modo inevitabile queste tesi infondate, indirizzando negativamente i mittenti ad idee discriminatorie, andando a rimarcare la separazione tra Noi e Loro, già descritta da Stanley Cohen in Demoni popolari e panico morale nel 1972. Loro, soprattutto la loro cultura, sono, di fatto, qualcosa da esorcizzare ed estirpare, mentre Noi siamo l’esempio di rettitudine da seguire, a cui tutti devono ambire e aderire.

Claudia Bianchi, nel libro Hate Speech, sostiene che gli stereotipi siano un meccanismo di disciplina, volto ad indirizzare negativamente gli ascoltatori, propagandano idee discriminatorie, andando a creare e rafforzare la separazione noi/loro: loro rappresentano il messaggio negativo e noi messaggio di comportamento da seguire, sollecitando all’adesione a tale  comportamento.

Nel 2015, i romanì, risultano ancora la minoranza etnica più discriminata in Europa, secondo sondaggio effettuato dal Pew Research Center, soprattutto in Italia che presenta un’avversione nei loro riguardi dell’86%.

Eugenia

Photo by Caroline Hernandez on Unsplash

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